8 Dicembre 2021

L’immacolata Concezione nella storia e per la storia

di Orazio Tornabene

Era l’8 dicembre 1854, quando papa Pio IX proclamava il dogma dell’Immacolata Concezione, con la bolla “Ineffabilis Deus”. Così recita la formula dichiarativa: «Noi dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina che sostiene che la Santissima Vergine Maria, […], per una singolare grazia e privilegio concesso da Dio Onnipotente, in considerazione dei meriti di Gesù Cristo, il Salvatore del genere umano, è stata preservata libera da ogni macchia di peccato originale, […]».

Il dogma sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Dio, nel suo piano d’amore per tutta la creazione, ha voluto che Maria dovesse essere la dimora senza peccato per custodire nel suo grembo in modo degno e perfetto il Figlio divino fattosi uomo. A tal proposito, sono emblematiche le parole di sant’Andrea di Creta (V sec. d.C.): «Il Salvatore del genere umano voleva dare alla luce una nuova realtà, una creazione nuova, quasi contrapponendola alla prima. E come in principio aveva formato il primo Adamo da terra vergine e immacolata plasmandolo con del fango, ora, allo stesso modo, preparando la sua venuta nella carne, in luogo di quell’altra terra, scelse da tutto il genere umano questa vergine pura e veramente perfetta» (Omelia, in PG. 97,812-816).

“Immacolata concezione” di Giambattista Tiepolo

Paradigmatico per questo dogma è il testo di Genesi (3,15), il cosiddetto protovangelo. Benché il dogma abbia poco più di 160 anni, già la tradizione dei Padri della chiesa ha attribuito a Maria il titolo di Panaghìa (termine che deriva dal greco e significa “tutta santa”) e si è espressa anche sul tema del suo concepimento immacolato. Ma è nel medioevo, in modo particolare con Giovanni Duns Scoto (XI sec), detto “Dottor Sottile” (termine coniato dalla filosofia medievale per designare il maestro delle argomentazioni raffinate e ricche di distinzioni) e poi anche detto “Dottore dell’Immacolata”, che prende forma il dogma come poi fu fissato dal magistero. Il teologo francescano (è quest’Ordine che porta avanti la speculazione teologica e la devozione all’Immacolata concezione di Maria) diversamente dai precedenti teologi, infatti, non afferma che Maria fu concepita nel peccato originale e poi redenta, “redenzione anticipata” (teoria di sant’Anselmo e degli scolastici), bensì che fu concepita senza peccato originale, “redenzione preventiva”. Maria non fu un’anomala eccezione (o un caso anticipato) dell’opera redentiva di Cristo, ma la conseguenza della più perfetta ed efficace azione salvifica dell’unico mediatore. Scrive Scoto: «Cristo esercitò il più perfetto grado possibile di mediazione relativamente a una persona per la quale era mediatore. Ora, per nessuna persona esercitò un grado più eccellente che per Maria […]. Ma ciò non sarebbe avvenuto se non avesse meritato di preservarla dal peccato originale» (in Ordinatio 3, d. 3, q. 1).

La solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, dunque, ci aiuta a riflettere sull’onnipotenza di Dio. In tutto ciò, Maria appare a noi quale aurora del tempo nuovo, il tempo della salvezza, della grazia. Non è casuale, infatti, che nel tempo di Avvento sia celebrata questa solennità. Dall’incontro della volontà di Dio, che ha concepito Maria senza macchia, ed il “Sì” della Vergine, ha avuto origine il tempo della misericordia, e la Chiesa, sposa e madre, ha il compito di continuare nel Kronos questo Kairos.

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Orazio Tornabene


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